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FINITA LA PIOGGIA NON LA PAURA PER LE FRANE

LAVENO MOMBELLO 19.11.2014 - Nella foto tratta da Google Maps,  com'era nell'ottobre del 2011 la collina sopra la casa in cui si è consumata la tragedia con la morte del nonno Levati e della nipote Adriana. Finita la pioggia, non la paura. Ieri a Laveno nella zona di via Buonarroti, via comunale già parzialmente chiusa per possibili conseguenze e franamenti che interessano la collina franata in via Gattirolo, è stato segnalato un nuovo cedimento, che interessa la collina già franata nel 2000, nei pressi del Circolo di Cerro. Sul posto stanno ancora verificando i tecnici comunali e il geologo, ma a titolo precauzionale sono state evacuate alcune abitazioni, salgono così a 15 le case evacuate a Laveno Mombello. Sempre ieri sono continuati i lavori di sgombero del fronte frana di via Gattirolo, mettendo in luce come l’evento franoso da una collina prima ricca di alberi abbia spazzato via i gabbioni di contenimento,

i muri di cinta dell’abitazione piombando con estrema violenza sulla casa e sfondandola in più punti. Saranno ora le indagini della magistratura a chiarire le eventuali responsabilità dirette o indirette di questa situazione, per questo sono stati posti sotto sequestro l'area, e i fascicoli degli ultimi 20 anni  degli interventi sulla collina. Qualcuno ha persino azzardato che forse lì le abitazioni non dovevano esserci, ma va detto che si tratta prevalentemente di abitazioni realizzate quasi un secolo fa, quando la collina aveva una conformazione diversa. Tanti interrogativi per la tragedia di Cerro. Tentiamo qualche risposta con Giuliano Besana, ex assessore all’agricoltura e territorio della Comunità montana. Besana, uno dei primi punti emersi è stato il disboscamento della pineta. «Il disboscamento in sé è stato un bene. I pini sono alberi con radici perpendicolari al terreno, inadatte per un pendio. Per i pendii la piantumazione adatta è con salici e noccioli, piante con apparati radicali che vanno in profondità e non hanno peso. In più, queste piante fanno gruppo. Quella è una zona sabbiosa, nelle vicinanze del cimitero c’era una cava di sabbia». Allora tutto è partito dal campo di calcio sulla sommità della collina? «Il campo sportivo con la pioggia si riempie d’acqua. Si sa dal 2003. Per questo è importante esaminare i disegni dei lavori. Si deve verificare quali lavori sono stati eseguiti, se ci sono stati degli innalzamenti del terreno. Se sono avvenuti dei cambiamenti della zona, l’acqua devia dal corso naturale creando una erosione. Già domenica l’acqua di quel laghetto naturale stava uscendo da un’altra parte. Prima quel campo di calcio si riempiva d’acqua, drenava e tutto tornava come prima». Qualcosa era cambiato? «Prima si erano verificati degli smottamenti. Può darsi che qualcosa fosse mutato. Scendevano acqua e limo. Vuol dire che sotto c’erano acqua e limo». Cos’è mancato in questi anni? «Non lo so. La signora Lia ha sempre detto che quella collina senza più alberi le faceva paura». Domenica la Protezione civile ha "pompato" via con  le proprie idrovore e quelle della ditta Feraboli, circa 700 metri cubi d'acqua, ma il resto della pioggia dove è finita ? Inizia conta dei danni, che al momento sono ancora incalcolabili. Dai primi di novembre a lunedì notte sono piovuti oltre 750 millimetri di pioggia: è stata ancora la neve a salvare l’area del Verbano da una ben più dannosa esondazione. La neve precipitata sino ai 1500 metri di quota, ha congelato sulle alture milioni e milioni di metri cubi d’acqua che avrebbero influito sui livelli del lago per altri 50-80 centimetri. Ieri in una nota il Consorzio dei laghi, che gestisce lo sbarramento della Miorina tra Lago Maggiore e Ticino ha fatto sapere che « i dati reali di stamane confermano che il lago è in calo, in misura maggiore del previsto nella zona settentrionale e secondo le previsioni allo sbocco». Tante le provinciali ancora chiuse, ieri una frana è caduta sulla 69 a Brezzo di Bedero costringendo a bloccare il traffico lungo la strada rivierasca. A Monvalle un'altro franamento sempre sulla Sp69. Ieri la Prociv lavenese, dopo che il livello del lago ha toccato la massima di 3,53 ha iniziato a scendere, ha rimosso molti dei "panò" posti a protezione di negozie ed esercizi e centinaia di sacchetti di sabbia. Restano ancora inagibili decine di abitazioni.  Di Claudio Perozzo e Gabriele Moroni

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