TRISTE ANNIVERSARIO, NAUFRAGIO RIVA JUNIOR

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CASTELVECCANA - 10.04.2015 - Ricorre oggi il XXV° anniversario di quella che è stata una delle più gravi tragedie del Verbano, costata la vita di nove persone, i cui corpi non sono mai stati ritrovati, che si trovavano a bordo del motoscafo Riva Junior che il 10 aprile del 1990 salpò dai cantieri nautici di Caldè con destinazione, si disse, le isole Borromeo. Ma le isole non furono mai raggiunte dalla comitiva che scomparse con il motoscafo. Era una giornata ventosa, quella del 10 aprile del 1990, con vento forte e lago mosso. Ma i nove salparono ugualmente, scomparendo in quell’area di fronte a Punta Granelli, già tristemente nota come una sorta di triangolo delle Bermuda, che si sviluppa fra Castelveccana, Laveno e Ghiffa. Le 9 vittime erano di origine austriaca e si trovavano a bordo del motoscafo Riva Junior di Ernesto Bernasconi, il ferroviere svizzero che lavorava alla stazione internazionale di Luino.

Lo stesso che malgrado la giornata non propriamente favorevole era uscito quel pomeriggio, con il suo motoscafo per mantenere fede a una promessa fatta ai suoi ospiti, che lo incalzavano per farsi portare a vedere le isole Borromeo. Una meta che non riuscirono a raggiungere, visto che il motoscafo scomparse con tutti i nove occupanti, fra cui due ragazzi e tre bambini, proprio al largo di Punta Granelli. Località altrettanto tristemente nota per la scomparsa dei due cugini Granelli nel 1930, inabissatisi dopo che il loro motoscafo, un altro Riva, fu visto dalla strada costiera prendere improvvisamente fuoco al largo, senza possibilità di portare loro soccorso. Anche per i cugini Granelli, così come per le nove vittime del Riva Junior i corpi non vennero mai ritrovati, malgrado le lunghe ricerche e i vari tentativi fatti. Del Riva Junior vennero ritrovati dopo alcuni giorni solo alcuni brandelli dei sedili, trascinati dalla corrente del lago verso Verbania, ma del motoscafo e dei suoi occupanti nessuna traccia. Del resto è raro che il lago, a differenza del mare, restituisca i corpi delle vittime. La mancanza di un punto di riferimento e di testimonianze certe, in questa occasione non aveva permesso l’avvio di una ricerca sistematica, si cercò solo per alcuni giorni perlustrando la superficie del lago, nella vana speranza che i corpi riemergessero. Solo in pochi casi ed a seguito di ricerche mirate si è riusciti a dare degna sepoltura alle vittime, come quelle della disgrazia avvenuta molto più al largo, sotto la costa della sponda piemontese, quella del Piper di Franco Portiglia, avvenuta il 18 luglio del 2002. Le tre vittime vennero recuperate dopo aver localizzato il Piper con un sonar e un robottino subacqueo.

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