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VISITE GUIDATE ALLA CAVA DEL DUOMO DI MILANO, A CANDOGLIA

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CANDOGLIA - 14.05.2015 - Anche quest'anno - e in occasione di EXPO MILANO 2015 con più appuntamenti - l'Ente Parco Nazionale Val Grande, in collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e con le Guide Ufficiali del Parco, propone la visita alla Cava Madre di Candoglia, in cui il marmo per le sue particolari qualità assume un primato per essere stato prescelto e impiegato per la realizzazione del Duomo di Milano. Il primo dei sei appuntamenti di quest'anno è in programma venerdì 15 maggio. L'escursione avrà inizio a Candoglia, nel comune di Mergozzo. Dopo un breve itinerario a piedi, si giungerà alla segheria della Veneranda Fabbrica, luogo ancor oggi riservato alla riquadratura dei grossi blocchi provenienti dalla Cava Madre.

Si proseguirà, sempre a piedi, fino all'imbocco della Cava Madre, punto panoramico sulla bassa Ossola. Tornati al punto di partenza, seguirà la visita al laboratorio di restauro in cui abili artigiani riproducono fedelmente le parti del Duomo danneggiate dal tempo e dall'inquinamento. Il costo dell'escursione è di 8,00 euro a persona. Per partecipare alle escursioni è obbligatorio prenotare, con almeno 3 giorni di anticipo, telefonicamente o per posta elettronica (Tel. 0324/87540 E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ). Non sono ammessi i bambini/ragazzi con meno di 15 anni. Si raccomanda di calzare scarpe comode: il percorso è su strada in parte sterrata, in lieve salita. Si camminerà per circa 4 ore. L'escursione avrà termine alle ore 15 circa. In caso di maltempo l'itinerario potrà subire variazioni a discrezione della guida.A monte della frazione di Candoglia, nel comune di Mergozzo, sulla sinistra del fiume Toce e proprio all’imboccatura della Val d’Ossola si trovano le sorgenti vive del Duomo di Milano, le Cave da cui proviene il marmo che compone la Cattedrale. La sua bellezza cristallina screziata di rosa, unita alla grande resistenza dovuta alle eccezionali caratteristiche fisico-chimiche, ha portato un contributo di straordinario valore alla realizzazione del Monumento e ne ha condizionato non solo l’architettura e la statica, ma anche la parte ornamentale. Fu Gian Galeazzo Visconti, fondatore della Veneranda Fabbrica del Duomo, a decidere di sostituire il mattone, originariamente pensato per la costruzione del Duomo nel progetto iniziale, con il marmo. A questo scopo il 24 ottobre 1387 cedette in uso alla Fabbrica le cave di Candoglia e concesse il trasporto gratuito dei marmi fino a Milano attraverso le strade d’acqua, in modo che fosse possibile averne sempre in abbondanza per conservare inalterato nei secoli lo splendore dell’opera segno tangibile degli ideali religiosi e civili di un intero popolo. Inizialmente la Fabbrica utilizzò la cava a cielo aperto detta delle Piane, situata appena sopra il fiume Toce, successivamente si decise di spostare l’escavazione sempre più in alto, a quota 580 m, a causa di smottamenti, frane e carenza di materia prima. Strumenti di ferro, come ad esempio picconi, mazze, punte, cunei, palanchini, furono i soli mezzi tecnologici in uso nelle cave, fin dalla loro apertura e alcuni di essi lo sono ancora oggi. Con l’avvento dell’energia elettrica, sul finire del XX secolo, la lavorazione è diventata più efficace grazie alle innovazioni tecnologiche (filo veloce diamantato, lame a catena diamantate etc.), che hanno reso più rapida e selettiva la preparazione dei blocchi di marmo. Il trasporto del materiale fino a Milano avveniva dal Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande e poi dentro alla città fino alla darsena di S. Eustorgio. Attraverso il sistema di chiuse, realizzato dalla Fabbrica, arrivava fino al Laghetto, oggi Via Laghetto, a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale. I barcaioli, per entrare in città, utilizzavano una parola d’ordine: “AUF”, l’abbreviazione di “Ad usum fabricae”, cioè ad uso della Fabbrica, con la quale potevano passare senza pagare il pedaggio ed in Lombardia ne è rimasta traccia nell’espressione “A ufo” che significa a "gratis"

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