DA LA STAMPA DI TORINO -"ACQUA RADIOATTIVA NEL VERBANO ?"

DA LA STAMPA DI TORINO -"ACQUA RADIOATTIVA NEL VERBANO ?" Scrive Giuseppe Orrù «Le sponde piemontesi del Lago Maggiore sono lambite dall’acqua radioattiva del centro Euratom di Ispra» (JRC). Legambiente Vercelli lancia l’allarme dopo la pubblicazione dell’Annuario dell’ambiente dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e le risorse ambientali. Il rapporto assegna al Piemonte il titolo di «pattumiera nucleare d’Italia» e, secondo gli ambientalisti, indica un grave rischio per le acque del lago, a causa del centro ricerche varesino, che scaricherebbe acqua al trizio che, per effetto delle correnti, bagna anche la costa novarese distante poco più di un miglio.

Il Piemonte ospita il 96% delle sostanze radioattive in Italia e il 72% dei rifiuti radioattivi del Paese. A far impennare le percentuali sono i vecchi stabilimenti nucleari vercellesi di Trino e di Saluggia e quello di Bosco Marengo (Alessandria). I materiali radioattivi rilasciano in acqua e aria sostanze come cobalto, cesio, uranio, plutonio e il trizio elemento che, come l’idrogeno, può essere allo stato gassoso, oppure allo stato liquido o di vapore quando è combinato con l’ossigeno per dare l’acqua. Per avere un ordine di grandezza, basti pensare che la principale fonte di trizio in Piemonte è la centrale di Trino Vercellese, che nel 2010 ne ha scaricato nell’ambiente per una radioattività di 5,2 miliardi di Becquerel (l’unità di misura dell’attività di un radionuclide). Ma il record piemontese sparisce se paragonato a quello della Lombardia. Secondo l’Annuario dell’Istituto per l’ambiente, infatti, il centro nucleare Euratom di Ispra nel 2010 ha scaricato 341 miliardi di Becquerel. «Un valore inaspettato e altissimo. Dato che lo scarico avviene nel Lago Maggiore – dice Gian Piero Godio di Legambiente Vercelli - e in prossimità del territorio piemontese, lanciamo un nuovo ulteriore grido di allarme per mettere al corrente della situazione i cittadini che abitano sulle sponde della parte meridionale del lago, nelle province del Vco e di Novara». «Non ho informazioni specifiche in merito - commenta Amelia Alberti, presidente del circolo di Legambiente Verbania - . Per anni ci è stato assicurato che il rischio nucleare legato all’Euratom era basso e che tutto era sotto controllo. Il dato diffuso impone una verifica e una riflessione: per fortuna in Italia non si parla più di nucleare». In Italia nel 2010 erano stimati 3.154.970 GBq (gigaBequerel, ovvero un milione di Becquerel) derivati dai rifiuti radioattivi, di cui 2.279.825 in Piemonte. Ai rifiuti va aggiunta la radioattività delle sorgenti dismesse e del combustibile irraggiato. La somma piemontese ammonta a 251.996 miliardi di Becquerel (TBq), il 96,42% della radioattività in Italia. Interpellato sui dati diffusi da Legambiente Vercelli, il centro di ricerca di Ispra spiega: «L’esercizio delle installazioni nucleari del Joint Research Centre della Commissione Europea di Ispra è soggetto alla legislazione italiana, che fissa i quantitativi massimi di effluenti liquidi ed aeriformi scaricabili in ambiente. Inoltre, è in atto un programma di sorveglianza ambientale per assicurare la massima protezione della popolazione e dell’ambiente. La relazione annuale del 2010, verificata dall’Autorità di controllo nucleare italiana, dimostra che le quantità di trizio (dovute alle attività di ricerca sulla sicurezza nucleare svolte in passato), scaricate nelle acque del Lago Maggiore sono state estremamente basse e comunque mille volte inferiori rispetto al quantitativo autorizzato». Il centro Euratom di Ispra nacque nel 1956 e ha ospitato il primo reattore nucleare di ricerca operativo in Italia. Si trova di fronte ad alcune perle piemontesi del Lago Maggiore, come Lesa, Belgirate e Meina. Le reazioni: Scrive Chiara Fabrizi - "Unanime la reazione alla notizia diffusa da Legambiente di Vercelli: tutti i sindaci della costa piemontese, da Verbania a Dormelletto, hanno dichiarato di non saperne nulla né del trizio, isotopo radioattivo, né del fatto che nel 2010 l’Euratom di Ispra ne avrebbe sversato nelle acque del Lago Maggiore quantità considerevoli. Da tutti, la richiesta di serie verifiche. A partire dal primo cittadino verbanese, Marco Zacchera: «Chiedo che sia fatta immediata chiarezza sulla vicenda, con un pronto intervento delle autorità sanitarie. Se quanto diffuso da Legambiente è vero, è giusto lanciare l’allarme. Il primo pensiero va alla salute e poi ad un comparto importante, come quello della pesca». Anche per Canio Di Milia, sindaco di Stresa, bisogna ricorrere ai più elevati livelli istituzionali per avere risposte certe e informazioni che si spera siano rassicuranti: «Il dato, se confermato, è particolarmente allarmante. In questi anni si è lavorato tanto per migliorare la qualità delle acque del lago, anche nell’ottica di un turismo sostenibile». Per Flavia Filippi, alla guida dell’amministrazione comunale di Belgirate, è necessario approfondire: «Come responsabile della salute pubblica, voglio capire quali rischi comporti la presenza del trizio nelle acque del lago. Se fosse in pericolo l’ambiente e la salute delle persone, sarebbe particolarmente grave, visto che si tratta di un ente a partecipazione pubblica». Lesa, come Belgirate, ha ricevuto dal Cipe i contributi compensativi destinati ai Comuni e alle Province che ospitano centrali nucleari dismesse e impianti del ciclo di combustibile nucleare. Il sindaco Roberto Grignoli: «La notizia, se confermata, è preoccupante. Andranno messe in campo azioni comuni». E’ dello stesso parere Paolo Cumbo, a guida del Comune di Meina e presidente dell’Unione dei Comuni collinari del Vergante: «Come Unione, che riunisce Lesa, Meina e Belgirate, andrà interpellato direttamente l’Euratom di Ispra. In caso di rischio nucleare è ridicola la questione di confini per Comuni che sono praticamente contigui». Anche per il sindaco di Arona Alberto Gusmeroli la salute è una priorità: «Ad Arona da due anni stiamo lavorando per rendere l’acqua del lago più pulita con l’allacciamento di tutte le abitazioni alla rete fognaria». L’approccio di Lorena Vedovato, sindaco di Dormelletto, è pragmatico: «Sulla base di dati certificati, tutti i sindaci del Lago Maggiore devono chiedere all’Euratom chiarimenti e massima trasparenza».

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