News

TORNA RESTAURATA LA "MADONNA PROTETTRICE DEI CALCIATORI E DEL VERBANO"

  • Stampa

LAVENO MOMBELLO – 14.05.2016 - Restaurata e salvata dall’incuria del tempo e dai tarli, è stata festosamente accolta a Laveno Mombello la “Madonna Protettrice di Calciatori” e del Verbano, effige che rischiava di sparire ignorata e dimenticata dai più e che ora è ritornata a Laveno con l’auspicio che non venga nuovamente dimenticata finendo com’era nella sacrestia, anticamera per qualche possibile ripostiglio. Un salvataggio legato all’interessamento di tante persone, dalla stampa alla televisione e dal CSI a quanti si sono mossi a favore di un suo restauro e di un suo ritorno in una cappella nella "Chiesa Nuova". Il rientro a Laveno è avvenuto via lago a bordo di un motoscafo accompagnato dai canottieri e accolto da una folla festante nella piazzetta a lago da sua Eccellenza Monsignor Franco Agnesi, Vicario episcopale della zona che ha benedetto proprio sul lago il quadro restaurato,

con il parroco di Laveno Mombello don Carlo Manfredi, ed i parroci della zona. Erano presenti con fedeli e sportivi lo stesso sindaco di Laveno Mombello Ercole Ielmini, il maresciallo dei carabinieri Gerardo Popeo (da ricordare che nella "Chiesa Nuova" vi è anche la “Virgo Fidelis” la Madonna protettrice dell’Arma) a cornice anche le rappresentanze locali dei vari sport a partire dal calcio, con i dirigenti del CSI provinciale. Non potevano mancare il corpo filarmonico “Giuseppe Verdi, il gruppo folcloristico “Sem Chi Insci”, gli oratori, la protezione civile comunale, ed altre rappresentanze civili e religiose. Il quadro, voluto dal coraggioso don Natale Motta che chiese di realizzarlo al pittore di Ligurno Carlo Cocquio nel 1950, era stato dimenticato nella sacrestia della chiesa che domina il golfo lavenese, messo lì, come l’allora parroco don Alessandro Valtorta, ci disse per salvarlo dall’umidità della “chiesa nuova” (come la chiamano ancora i lavenesi) chiesa che è stata recentemente restaurata, proprio per evitare le pericolose infiltrazioni del soffitto. Il quadro posto in Sacrestia venne ben presto dimenticato. Fu prima la scoperta del lavenese Achille Todeschini, che in gita a Superga aveva notato nel 1984 delle medagliette e alcune foto della “Madonna Lavenese Protettrice dei Calciatori”, a risvegliare in merito a questa presenza. Cosi rintracciato Don Natale Motta nel 1985, presso la Casa Don Guanella di Ispra dove il prete si trovava dopo una lunga malattia che lo aveva portato prima ad Erba e successivamente all’Istituto delle suore Agostiniane di Milano, si riuscì a riportare all’attenzione il quadro. Nell’intervista il sacerdote si rammaricava del suo completo abbandono. Infatti nella sacrestia lavenese il dipinto su legno, iniziava a deteriorarsi sia per l’umidità che per i tarli. Don Natale Motta nel frattempo, quasi dimenticato, mori a Varese, in via Vetera a 82 anni nel 1992, proprio mente si disputavano le olimpiadi di Barcellona. Ora dopo la cerimonia di rientro a Laveno di sabato sera 14 maggio e la funzione religiosa solenne celebrata domenica mattina nella “Chiesa Nuova” da Mons. Luigi Misto (segretario dell’economato della città del Vaticano) contornata da diversi momenti sportivi organizzati quale “Csi Day” (che ha registrato anche un convegno su “ Calcio… e non solo Tv e miliardi”) il quadro è stato oggi collocato nella apposita cappella presente nella chiesa (alla sinistra per chi entra). Ma il sogno di Don Natale Motta, che avrebbe voluto un Santuario dedicato a questa Madonna, al momento appare alquanto irrealizzabile. Il dipinto è stato realizzato a seguito di un incontro fra Don Natale e Carlo Cocquio, al quale il sacerdote chiese di dipingere una Madonna che, collegandosi al lago, figurasse anche quale protettrice dei calciatori dopo la tragedia di Superga. Modella fu la stessa figlia del pittore Maria Elvira, che insieme al fratello suggerirono al padre di posizionare ai piedi dell’effige le bandiere delle squadre di calcio di serie “A” dell’epoca, con un campo di calcio sullo sfondo del lago Maggiore. Il quadro venne prima benedetto dal Cardinal Schuster, poi il 13 aprile 1951 giunse il decreto di approvazione della Congregazione dei Riti, cosi il 9 maggio del 1952 in Vaticano, grazie all’aiuto di suor Pasqualina la delegazione di sportivi dell’F.B.C. di Laveno Mombello, con il presidente onorario Annibale Scotti, il Comm. Antonio De Ambroggi, Aristide Marchetti, Gennaro Arioli, il parroco don Alessandro Valtorta e lo stesso Don Natale Motta presentarono il quadro al Santo Padre che ne impartì la benedizione. Il quadro in un primo momento venne collocato presso la Cappella dell’Istituto Franco Ossola a Varese, ma poco dopo venne trasferito nella cappella della "Chiesa Nuova" di Laveno. La partenza era in salita visto che Don Natale riuscì a celebrare il lunedì dell'Angelo del 1952 la "1° Sagra Nazionale del Calciatore", come ben racconta nel suo libro ""Tutti gli uomini del pallone" Francesco Ottone, ma subito dopo inizio il “calvario” della lunga malattia. Da ricordare che don Natale Motta fu un prete varesino straordinario e tuttavia un poco dimenticato. Di lui scriveva lo stesso giornalista Franco Giannantoni : “Fu un sacerdote coraggioso nella Resistenza, umile e generoso. Coordinò l’Oscar (Organizzazione Soccorsi Cattolici Antifascisti Ricercati) con don Aurelio Giussani e don Andrea Ghetti (sfollati dal Collegio San Carlo di Milano) e don Franco Rimoldi dell’Oratorio San Francesco di Varese, salvando decine e decine di persone, ebrei e giovani in fuga verso la Svizzera per non aderire ai bandi di Salò. Un gigante di quella “Chiesa povera”, senza ori e sfarzi inutili delle Curie intriganti, a cui spesso con le sue straordinarie, potenti, lievi poesie, si richiama don Ernesto Mandelli, infaticabile e saggio cappellano del “Molina”. Don Natale fece dell’altro, molto altro, in silenzio, schivo, puntuale. Giunto a Varese nel 1938, appena celebrata la prima Messa in quella Brianza che nel 1910 a Cavenago gli aveva dato i natali (era cresciuto allo “Stalon”, il grande cortile del paese da famiglia profondamente cristiana), don Motta, cattedra di religione al Classico Cairoli nel 1939, un appartamentino in piazza Canonichetta al numero 7, due sorelle Antonia e Rosa sempre con lui, seppe muoversi con abilità anche fra le fila del fascismo della RSI, il più feroce e cialtronesco, contribuendo a prevenire azioni militari contro le sorgenti formazioni partigiane. Sentiva e sapeva provvedere con equilibrio e tatto, il sorriso sempre sulla labbra anche nelle peggiori circostanze.” Molti altri sono i racconti, i ricordi e le vicende che si intrecciano con questi eventi, alcuni tutti lavenesi, ed altri a livello provinciale o nazionale, come l'arrivo a Laveno della Nazionale Italiana di calcio che si stava allenando a Varese in vista dell'incontro con la Jugoslavia. Ma ora si spera che questo quadro, dopo i festeggiamenti non torni ad essere dimenticato.

e-max.it: your social media marketing partner