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CITTIGLIO - CASO LIDIA MACCHI-LOCALIZZATO IL PUNTO DOVE FU UCCISA

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CITTIGLIO - 19.05.2016 - Da "Il Giorno " - Il sentiero dove il 7 gennaio 1987 fu trovato il cadavere di Lidia Macchi, nella località Sass Pinì di Cittiglio, è stato invaso dalla boscaglia e la zona ha subito cambiamenti, anche per la costruzione della strada provinciale 1. Grazie a un traliccio dell’alta tensione che ha resistito allo scorrere del tempo e ai resti di un guardrail, però, a distanza di trent’anni i consulenti della famiglia Macchi, assistita dall’avvocato Daniele Pizzi, sono riusciti a trovare il punto esatto dove fu rinvenuto il corpo della ragazza, massacrato con 29 coltellate, riverso a terra accanto alla sua Fiat Panda. Nei prossimi giorni il legale sottoporrà i risultati di una serie di sopralluoghi al sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che coordina l’indagine affidata alla Squadra mobile di Milano, formalizzando la richiesta di cercare l’arma del delitto in località Sass Pinì

con metal detector e geo-scanner. La zona era già stata battuta nei giorni successivi al ritrovamento del cadavere. Ma le ricerche del coltello non avevano avuto alcun esito. "Nell’arco di trent’anni le tecnologie si sono sviluppate - spiega l’avvocato Pizzi - e penso che valga la pena di fare un nuovo tentativo". I consulenti del legale hanno concentrato i sopralluoghi nell’area cha si estende dal tracciato della Sp1, vicino all’ospedale di Cittiglio, fino alla Casa di preghiera dei Padri Passionisti di Caravate, in via San Paolo della Croce. Prima di andare sul posto hanno esaminato le mappe dell’epoca e le rilevazioni satellitari attuali, cercando di risalire al punto in cui fu trovato il cadavere. Un lavoro complesso, proprio a causa dei cambiamenti che in trent’anni sono intervenuti sulla zona. Negli anni ’80 il sentiero nei boschi veniva utilizzato come scorciatoia ed era anche un punto di ritrovo per tossicodipendenti. Ora la stradina non esiste più e il bosco ha ripreso possesso del tracciato. Hanno aiutato le ricerche, però, due elementi. È rimasto in piedi un traliccio dell’alta tensione, immortalato anche nelle foto scattate nel 1987. E un pezzo di guardrail che delimitava la strada si trova ancora sul posto. Presto potrebbero partire quindi nuove ricerche dell’arma del delitto sull’area, nell’ipotesi che il coltello sia stato nascosto nei boschi. Nelle scorse settimane i genieri dell’Esercito avevano già passato al setaccio il parco Mantegazza di Varese dove, secondo un’ipotesi investigativa, Stefano Binda, arrestato con l’accusa di aver ucciso Lidia Macchi, potrebbe aver nascosto l’arma nei giorni successivi all’omicidio. Sono in corso analisi sui coltelli trovati, in cerca di tracce utili per le indagini. di ANDREA GIANNI

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