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ACQUE IN BOTTIGLIA UN'ANOMALIA TUTTA ITALIANA

MILANO - 21. 03.2018 - LEGAMBIENTE- Giornata Mondiale dell'Acqua: presentato il dossier “Acque in bottiglia 2018 - Un'anomalia tutta italiana” LOMBARDIA IMBOTTIGLIA 3 MILIARDI DI LITRI L’ANNO, UN QUARTO DELL’ACQUA A LIVELLO ITALIANO 90% DELL’ACQUA VIAGGIA IN BOTTIGLIE DI PLASTICA: STOP AL FALSO MITO CHE SIA MIGLIORE DI QUELLA DEL RUBINETTO Legambiente: “La Regione Lombardia è troppo generosa con gli imprenditori del settore che a fronte di un costo irrisorio della materia prima hanno fatturati enormi, sfruttando una risorsa che appartiene alla comunità” In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, con il dossier “Acque in bottiglia 2018 - Un'anomalia tutta italiana” Legambiente e la rivista Altreconomia tornano a denunciare il quadro nazionale sulle tariffe pagate alle Regioni italiane dalle società imbottigliatrici. Un giro d’affari stimato di 10 miliardi di euro, con guadagni enormi per aziende che continuano a pagare canoni concessionari irrisori: circa 1 millesimo di euro al litro, 250 volte meno del prezzo medio che i cittadini pagano per una bottiglia. In Lombardia le società imbottigliatrici di acque minerali godono di un regime di assoluto privilegio per prelevare dal sottosuolo l'acqua che poi rivendono a caro prezzo.

1,2 € al metro cubo, vale a dire poco più di un millesimo a litro su una risorsa che, quando giunge ai supermercati, ha un costo quasi 1000 volte superiore. A questo si aggiunge poi un canone legato all'estensione superficiale pari a 34,93 €/ettaro che, però, incide ben poco sulla quota prevista. Come dire che, quando compriamo una bottiglia di acqua minerale, quello che paghiamo, a parte il costo della bottiglia di plastica e il trasporto, è l'enorme margine di profitto generatosi nel tragitto dalla fonte allo scaffale. La Lombardia, infatti, è ancora troppo generosa con gli imprenditori di un settore, quello delle acque minerali, che a livello nazionale fattura 2,8 miliardi di euro all'anno di cui solo lo 0,6% arriva nelle casse dello Stato. Questa situazione consente loro di ricavare imponenti investimenti pubblicitari, perché tanto la materia prima costa quasi nulla. «Pensiamo sia necessario rivedere i criteri nazionali e regionali che fissano il costo dell'acqua, bene primario, vitale e da preservare. – dichiara Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia – I diritti esclusivi di utilizzo, quali sono le concessioni per le acque minerali, devono sottostare ad una tariffa dignitosa, che tenga conto del fatto che si sta a tutti gli effetti privatizzando una risorsa che appartiene alla comunità. Per questo proponiamo di applicare un canone minimo di almeno 20 euro al metro cubo, cioè 2 centesimi di euro al litro imbottigliato. Un canone comunque irrisorio, ma dieci volte superiore a quello attuale, che permetterebbe alla sola regione Lombardia di aumentare il proprio introito dai quasi 4 milioni attuali a 65 milioni, da vincolare alla tutela attiva dei bacini imbriferi attraverso attività agricole e forestali pienamente rispettose della risorsa idrica». I dati riportati nel rapporto evidenziano come in Italia i consumi di acqua in bottiglia siano in costante aumento negli ultimi anni. Alla base del record, tutto italiano, sta il falso mito che sia migliore e più controllata di quella del nostro rubinetto. Eppure l'impatto ambientale che questa scelta determina è sotto gli occhi di tutti. In Italia, in base ai dati elaborati da Legambiente, il 90-95% delle acque viene imbottigliato in contenitori di plastica e il 5-10% in contenitori in vetro: in pratica ogni anno vengono utilizzate tra i 7 e gli 8 miliardi di bottiglie di plastica. Numeri impressionanti anche rispetto agli impatti ambientali: più del 90% delle plastiche prodotte derivano da materie prime fossili vergini (il 6% del consumo globale di petrolio) e l’80% dell’acqua imbottigliata in Italia viene trasportata su gomma (un autotreno immette nell’ambiente anche 1300 kg di CO2 ogni 1000 km). Per questo le bottiglie di plastica rappresentano uno dei nodi centrali anche nella recente Plastic Strategy europea, presentata a fine 2017, che si pone l’obiettivo di ridurre i consumi di bottiglie e di fermarne la dispersione nell’ambiente, a partire da quello marino-costiero, per arrivare alle acque interne dei nostri laghi e fiumi. Dall’indagine Beach Litter condotta da Legambiente lo scorso anno emerge che oltre l’80% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge italiane tra il 2014 e il 2017 sono oggetti in plastica e che bottiglie e tappi ne rappresentano il 18%: in pratica l’equivalente di oltre 15mila bottiglie. Senza calcolare che i rifiuti visibili sono stimati in una percentuale di circa il 15% rispetto a quelli in realtà sommersi e presenti sui nostri fondali.

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