La storia di Santa Caterina del Sasso Ballaro

L’EREMO DI SANTA CATERINA DEL SASSO BALLARO - LA STORIA – L'Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro, è un Monastero abbarbicato alle rocce a strapiombo sul lago, posto sulla sponda orientale del lago Maggiore. La sua nascita, secondo la tradizione, è databile nel XII secolo, quando un tale Alberto Besozzi di Arolo, mercante e usuraio del tempo, scampato ad un naufragio, durante una tempestosa traversata del lago, avrebbe fatto voto a Santa Caterina d'Alessandria, di ritirarsi per il resto della sua vita in preghiera e solitudine, in una grotta in quel tratto di costa ove approdò salvandosi. Una storia-leggenda che vedrebbe alcuni studiosi, fra cui lo scomparso e primo priore dell’Eremo Padre Angelo Maria Caccin, affermare che probabilmente questo Alberto Besozzi, forse non sarebbe neppure mai esistito, almeno per quanto narra la leggenda. La storia-leggenda, narra che il Besozzi avrebbe costruito una cappella alla Santa, ancor oggi individuabile nella chiesa. In seguito fatto Beato, il suo corpo riposa all'interno dell'edificio, in una cappella posta verso fondo del Santuario. Il complesso monastico sorse tuttavia, intorno al XIV secolo, con la costruzione delle due chiese dedicate una a San Nicolao e una seconda a Santa Maria Nova. Il complesso venne inizialmente retto, anche se per un breve periodo, dai Domenicani, ai quali succedettero dal 1314 al 1645, i frati dell'Ordine di Sant'Ambrogio ad Nemus. A partire dal 1670 si sono insediati i Carmelitani di Mantova, che avrebbero mantenuto il monastero per un secolo, fino alla soppressione (avvenuta nel 1770). Dal 1914, è considerato monumento nazionale. L’intero complesso architettonico, rischiava di “scivolare” a lago, a causa del cedimento delle rocce a cui è abbarbicato. Rocce a stratificazione verticale, dette “dolomia”. Nel 1970 l'eremo fu acquistato dalla Provincia di Varese, dalla Curia di Milano. Provincia, che ne ha poi curato i complessi e costosi restauri.

Tra gli interventi, complessa è stata la “chiodatura” delle rocce, fatta con lunghe barre d’acciaio, alcune lunghe anche 30 metri, infisse nella parete al fine di bloccarne il lento "scivolamento". Lavori che furono resi possibili "ingabbiando" per anni l'intera struttura con tralicci da cantiere. Seguirono i restauri degli edifici e poi degli affreschi. Successivamente si operò per il rifacimento della scalinata di accesso e la realizzazione di un ascensore a pozzo. Quest'ultimo rende oggi l’Eremo accessibile anche ad anziani e diversamente abili. Dal 1986 al 1996 ospitò una comunità di Domenicani, retta dal grande storico e studioso dell’Eremo e di Santa Maria delle Grazie, Padre Angelo Maria Caccin, al quale si devono alcune scoperte e il recupero di alcuni importanti affreschi. Allo stesso si debbono inoltre munifiche donazioni. Padre Caccin venne poi inviato dai padri Domenicani, alla Basilica di Venezia, ma il tutto ebbe sapore di un allontanamento forzoso, lasciando molta amarezza nella zona, per questa decisione presa tra Provincia di Varese e Domenicani. Quando padre Caccin lascio l'Eremo, in un articolo su "La Prealpina" si riportava :"Come una frustata, che scocca improvvisa e colpisce provocando male e incredulità, ma anche tanta amarezza, si è sparsa ieri in un attimo in tutto il Verbano, la notizia dell'imminente partenza del priore di Santa Caterina del Sasso Padre Angelo Maria Caccin. E beffa fra le beffe, proprio mentre sono in corso i festeggiamenti del decennale dalla riapertura dell'Eremo. Il Santuario perde cosi la propria guida storica e spirituale. Increduli, ci rivolgiamo allo stesso interessato, ma ancor prima di ottenere risposte, sono quelle valigie riposte all'interno del convento e che lo stesso sta facendo, a dare conferma del mormorio della gente. Non ha parole padre Caccin per esprimere la grande amarezza che gli si legge sul viso. " Purtroppo è cosi, debbo andarmene via, hanno vinto quelli che non mi volevano qui, che hanno altre mire. Qualcuno mi ha riferito che in pubblico è stato detto che con me, si sono persi 10 anni di introiti, 10 anni che ho vissuto qui lavorando senza alcun aiuto...è meglio che me ne vada e lasci il posto a loro. Li ringrazi a mio nome. " Ma chi ? Ed un freddo silenzio cade improvviso, poi aggiunge: " Scusi questo sfogo, lo tenga per se ". Impossibile padre, la gente deve sapere di più, come chi verrà ora al suo posto ? " Non ne ho la minima idea; del resto da tempo qui mi hanno tenuto all'oscuro di tutto, ho sentito di una nuova congregazione, forse manderanno qui dei giovani...non saprei. Io sono vecchio, ed è tanto tempo che combatto in tutte le direzioni possibili. Vede Erode e Pilato si odiavano a morte, ma quel giorno, pur di condannare Gesù si allearono... "-" La memoria corre a ritroso quando nel settembre dell'86, dopo tanto abbandono l'Eremo era tornato a pulsare ancor prima di essere riaperto al pubblico, con l'arrivo di un frate Domenicano già circondato da un alone di grande popolarità, esperto e studioso di Storia dell'Arte, padre Angelo Maria Caccin, era autore di numerose pubblicazioni e ricerche sull'Arte Sacra, sia a Milano che a Venezia. Proveniva da Santa Maria delle Grazie di Milano, la chiesa del Cenacolo Vinciano e come dall'ultimo pulpito, continuava a parlare di religione e delle bellezze artistiche alla gente, anche se questa disertasse le chiese, ma lui ne manteneva un fitto dialogo. Trasmetteva il fascino e la facile presa sulle persone, di chi conosce e ama l'arte sacra, tanto che spesso ci si è chiesti se avesse anche doti e abilità da rabdomante; come quando nel '92, aveva "fiutato" sotto i già vecchi affreschi, facendoli riemergere opere dopo 500 anni, non solo, ma era persino riuscito, fra le tante cose a trovare quasi 100 milioni per i restauri. Diceva all'ora: " Vede fra me e questo posto è stato subito amore a prima vista, sin dal 1958, quando ci venni per la prima volta " poi si soffermava ad illustrare incantandoci i nuovi affreschi che rivelavano un Cristo Pantocrator, circondato dai quattro evangelisti, ed aggiungeva: " Guardate San Matteo: non è "vicino" all'aquila, ma "è" un'aquila. Osservate come Gesù esce dalla cornice con i piedi e con la testa ! Il pittore è certamente un maestro! Se fosse uno scolaro li avrebbe fatti dentro !" E la gente è arrivata sempre più numerosa attratta da una simile guida artistica e spirituale. E forse a pensarci bene, è stato proprio questo a portarci ai giorni nostri. Una cosa è certa, l'Eremo con padre Caccin ha perso uno dei suoi più straordinari " custodi ", un personaggio che ha fatto molto, forse troppo e potrebbe anche essere questa una chiave di lettura di quanto è poi avvenuto. Talmente legato all'Eremo pronto a denunciarne i ritardi e le incomprensioni, da non avvedersi di aver forse " urtato " la suscettibilità di qualcuno. Padre Caccin è poi partito verso Milano e poi a Venezia, di lui resterà incancellabile all'Eremo 10 anni di duro lavoro, di ricerche, pubblicazioni, scoperte, ma anche tanto amore per questo "Nido d'aquila sul Verbano ", diventata meta rilevante sia turistica che religiosa a livello internazionale, con le grandi visite di capi di Stato come Kool e di altri grandi personaggi della storia attuale." - Padre Caccin è morto a Venezia il 7 ottobre del 2010. Attualmente l’Eremo è retto dai padri Oblati Benedettini. La costruzione del complesso di Santa Caterina. La facciata della chiesa si presenta oggi con un porticato rinascimentale con quattro archi, in cui sono conservati i resti di un ciclo di affreschi attribuito ad uno dei figli di Bernardino Luini; sulla sinistra invece, a strapiombo sul lago, si erge il campanile risalente al XIV secolo. Di particolare interesse anche il sacello, che costituisce il nucleo più antico del complesso, risalendo al 1195. Si presenta su un livello inferiore rispetto alle restanti parti della chiesa, riprendendo le dimensioni del sepolcro di Santa Caterina sul Sinai. Al di sopra della finestra, sulla parete esterna, sono affrescate alcune immagini della traslazione del Corpo della Santa - da parte degli angeli - al Monte Sinai; altri affreschi (risalenti al XVI secolo) raffigurano le sue nozze, poste fra Sant'Ambrogio, San Gregorio Magno e Sant'Agostino. All'interno della volta, è affrescata una raggiera con lo Spirito Santo sotto forma di colomba, circondato da angeli: qui sono conservate dal 1535 le reliquie del beato Alberto Besozzi, il quale è infine raffigurato in preghiera in un affresco del 1892, realizzato nel sottarco. La torre campanaria, alta una quindicina di metri, risale al XIV secolo, originariamente come campanile della chiesa di San Nicolao, con cui era direttamente collegato attraverso una porta, oggi murata.

A partire dal XVI secolo, con la costruzione dell'attuale edificio, l'ingresso venne collocato nel portico rinascimentale. La cella campanaria presenta un'apertura per lato, ad eccezione di quello esposto a nord, in cui è stata murata; la presenza di un sostegno centrale dell'architrave conferisce l'aspetto di bifore. Gli interni: la chiesa attuale si sviluppa su cinque precedenti ambienti, in origine separati: quattro corrispondono oggi ad altrettante cappelle, mentre il quinto non è altro che il sacello dove sono poste le spoglie del beato Alberto Besozzi. Fra le numerose opere di pregio presenti si citano una Crocifissione con cinque santi, una Crocifissione con due santi, un frammento di un affresco con la Crocifissione, la testa di san Giovanni Evangelista, ed alcuni soldati romani; sull'altare maggiore si segnalano una pala con lo Sposalizio mistico di santa Caterina d'Alessandria, un Cristo in Pietà, ed una Santa Caterina sepolta dagli angeli; le volte presentano invece un affresco ritraente un Cristo benedicente in mandorla, circondato dai simboli dei quattro evangelisti (1438). Si citano infine le pregevoli vetrate istoriate, un organo napoletano opera di Domenico Antonio Rossi (1783) ed una statua policroma della Vergine col Bambino, risalente al XVII secolo. Accessibilità e trasporti: l'Eremo era raggiungibile esclusivamente a piedi attraverso una scala che lo metteva in comunicazione da un lato con Quicchio, piccolo agglomerato di case, dotato di posteggio per le auto e di un punto di ristorazione, dall'altro con un approdo recentemente realizzato, a servizio della Navigazione Lago Maggiore. Dal 2010 è inoltre attivo un moderno ascensore, realizzato nella roccia. Limitatamente ai sabati e alle domeniche del periodo estivo, è inoltre attivo un collegamento diretto con Laveno, gestito con autobus. A poco più di 3 km dall'eremo è inoltre presente la stazione di Sangiano, a servizio della ferrovia Gallarate-Laveno; più distante, a circa 6 km, la stazione di Laveno Mombello Nord, posta a capolinea sulla ferrovia Milano-Saronno-Laveno.

Molti i grandi personaggi e grandi statisti a livello mondiale che lo hanno visitato negli ultimi 20 anni. Riferimenti cinematografici. L'Eremo di Santa Caterina del Sasso, seppur mai direttamente nominato, compare nelle riprese del film di Dino Risi - "La stanza del vescovo" - (1977); fu inoltre utilizzato dallo sceneggiato televisivo di Salvatore Nocita - "I promessi sposi" - (1989) come convento di Fra Cristoforo, pur non avendo in realtà, alcun legame reale con il romanzo manzoniano. Fatto grave è poi stato il tentativo di trafugamento delle spoglie del Beato Alberto, dal suo sacello, episodio che si svolse all'inizio degli anni settanta, quando Santa Caterina, ancora di proprietà della Curia di Milano, era già chiusa per i problemi strutturali dell'edificio. Le spoglie, fra cui il teschio, vennero ritrovati fuori dalla porta d'ingresso dell'Eremo. Recuperate, vennero poi portate e custodite provvisoriamente nella chiesa parrocchiale di Leggiuno. Una volta completati i lavori dei primi restauri, vennero con una processione ricollocate all'interno del Santuario, doce si trovano ancora oggi custodite. In relazione ad un miracolo, avvenuto agli inizi del Settecento, si fa riferimento a quando cinque grossi massi ballerini, si staccarono dal costone di roccia sovrastante, precipitando sul complesso monastico, rimanendo tuttavia conficcati nella volta della chiesa. I massi sono rimasti in bilico e sospesi per due secoli, vennero in seguito rimossi solo nel 1910. Una seconda analisi riguardo l'etimologia del termine Ballaro, vorrebbe che questa sia invece dovuto alla vicinanza con l'abitato di Ballarate.  Claudio Perozzo -

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