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VIGILI DEL FUOCO - PARTIGIANI SUL SAN MARTINO
DUNO - 04.06.2015 - Sul monte San Martino, nel settembre 1943, si andò costituendo una formazione di resistenti risoluti ad opporsi con tutte le loro forze alla dittatura fascista e alla sopravvenuta occupazione tedesca, che prese il nome di «Esercito Italiano-Gruppo “Cinque Giornate”» agli ordini del tenente colonnello Carlo Croce. Ne facevano parte militari in servizio presso Armi e Corpi dell’Esercito tra cui, Carabinieri, Guardie di Finanza, Vigili del Fuoco, ai quali si aggregarono ragazzi in età di leva. Si conosceva qualche loro nome, ma scarse erano le informazione circa la provenienza, il perché e il come dell’ arrivo sul San Martino e il contributo personale nelle varie missioni. Questo mosaico si sta pian piano componendo di nuove tessere grazie all’infaticabile lavoro di ricerca di protagonisti della Resistenza, di parenti, ma soprattutto di persone che hanno vissuto e vivono ancora oggi l’antifascismo.
È il caso dei Vigili del Fuoco di Milano Giuseppe Mascherpa e Roberto Villa, e di Sergio Caminata, nipote del Vigile del Fuoco Sergio Caminata caduto sul San Martino nei giorni della battaglia che i partigiani combatterono contro i nazifascisti e di cui ricorre quest’anno il 71°anniversario. Il loro lavoro testimonia l’impegno di anni dedicati alla ricerca e allo studio di documenti e testimonianze con l’obbiettivo di far conoscere e nobilitare l’impegno dei tanti Vigili del Fuoco attivi nella Resistenza. Il diciottenne Sergio Caminata di Alessandro e Luigia Mantegazza, di professione pittore, il 16 dicembre 1942, inoltrò al 52° Corpo Vigili del Fuoco di Milano domanda di iscrizione a «Vigile del Fuoco Volontario provvisorio» con annesso, essendo egli minorenne, consenso scritto del padre Alessandro. Entrò in servizio il 18 gennaio 1943 presso la Caserma Castelvetro per passare poi l’11 marzo 1943 alla Caserma Centrale ove rimase fino al 22 settembre 1943 quando presentò le dimissioni «palesando l’intenzione di non stare ad aspettare gli eventi di andare a combattere i nazifascisti». Secondo un documento dattiloscritto redatto nel 1951 a firma di Augusto Corazza, cugino di Sergio Caminata, Sergio con i cugini Augusto, Italo e Ovidio Corazza e con altri compagni il 17 settembre 1943 si portò sopra l’abitato di Cittiglio, accampandosi nelle vicinanze della strada che porta al Cuvignone dove accolsero nei giorni successivi alcuni componenti della formazione attiva sul Cuvignone sopravvissuti all’attacco tedesco del 23 settembre 1943. Ai primi di ottobre, avendo avuto informazione di essere ricercati, cambiarono sistemazione e si attestarono in località Pianura. Sergio poi si recò a Milano a prendere quattro prigionieri alleati da aggregare al gruppo. L’operazione riuscì perfettamente grazie all’aiuto di suo padre Alessandro. Secondo il documento un gruppetto di loro nei giorni successivi andò sul San Martino per unirsi alla formazione del colonnello Croce. Consultando il ruolino del comandante Croce risulta evidente che, contrariamente a quanto scritto nel documento, i ragazzi arrivarono lassù in tempi diversi ossia Sergio Caminata il 2 novembre, Aldo Tommasi e Pericle Todescato l’11 novembre. Giunsero al San Martino anche altri Vigili del Fuoco: il 2 novembre Amedeo Limonta e il 5 novembre Aldo dal Cin. Gianfranco Mariconti che era lassù già dal 2 ottobre entrò a far parte del Corpo dei Vigili del Fuoco dopo la guerra e precisamente il 3 dicembre 1948. La sera dell’8 novembre 1943 partirono dal San Martino otto uomini per una missione a Milano con obiettivo la caserma dei Vigili del Fuoco di via Ansperto. Neutralizzati i Vigili di guardia il gruppetto entrò nell’autorimessa e trafugò un’automobile e un camioncino Fiat 1100. Il comandante dei Vigili, ingegner Angelo Tosi, stilò un rapporto dettagliato circa l’avvenuto furto descrivendo con cura gli aggressori, un brigadiere e due militi dei carabinieri, un capitano e un tenente e altri elementi in divisa e in borghese tra cui due con il viso coperto da una sciarpa [sicuramente uno era Caminata che fu probabilmente ne fu anche l'ideatore] e premurandosi di trovare plausibili giustificazioni per il comportamento dei suoi uomini onde evitare 2 di esporli a ritorsioni da parte dei tedeschi. La notte del 13 novembre la caserma dei Vigili del Fuoco di Seregno fu anch’essa presa d’assalto dagli uomini del San Martino (circa 10 uomini tra cui due Vigili del Fuoco, Amedeo Limonta e Sergio Caminata) che prelevarono un camioncino Fiat 1100 e materiale vario e costrinsero i due piantoni, Guglielmo Fagnani e Ambrogio Marelli a seguirli. Dei Vigili del Fuoco di Milano che parteciparono alla battaglia, Sergio Caminata, fu fatto prigioniero dai nazifascisti, interrogato, torturato e fucilato il 15 novembre 1943 come da atto di morte depositato presso il Comune di Cuveglio. Pericle Todescato raggiunse la Svizzera, dove rimase fino al 19 febbraio 1944. Ritornato in Italia per continuare la lotta di resistenza, si trasferì in Piemonte e qui si arruolò nella formazione “Valdossola”. Fatto prigioniero durante il rastrellamento in Val Grande nel giugno 1944 venne fucilato sul lungolago di Baveno il 21 giugno. Aldo Dal Cin entrò in Svizzera con il gruppo del col. Croce il 16 novembre 1943 e Amedeo Limonta pochi giorni dopo, il 21 novembre, ed entrambi vi rimasero fino al termine del conflitto. Guglielmo Fagnani dopo la battaglia ritornò alla caserma di Seregno: fu interrogato e poi smobilitato. Rimase in clandestinità fino al 15 dicembre 1944 quando venne arrestato nel corso di un rastrellamento. Portato prigioniero nella caserma Rondò di Monza fu poi inviato in Germania a lavorare in un campo di aviazione. Fece ritorno in Italia il 2 agosto 1945. Aldo Tommasi dopo la battaglia riuscì a ricongiungersi al gruppo degli amici lasciati a Cittiglio e con essi venne catturato dai nazifascisti alla fine di dicembre del 1943. La sua detenzione durò fino ai primi di luglio quando riuscì a fuggire da Bologna dove era impiegato dai tedeschi per il trasporto dei feriti. Gianfranco Mariconti non seguì il colonnello Croce in Svizzera, ma tentò di far ritorno a casa. Purtroppo fu catturato dai tedeschi e alla fine inviato a Milano al carcere di S. Vittore da cui riuscì a fuggire, con la complicità di un panettiere, dopo una quindicina di giorni. Nel marzo del 1944, per continuare il suo impegno nella lotta partigiana, si spostò in Piemonte ed entrò a far parte di formazioni partigiane che operavano nella zona del Canavese prima e delle Langhe poi. Durante l’ennesimo rastrellamento venne catturato, tradotto alle carceri di Torino e da lì, passando per Bolzano, al campo di concentramento di Flossenbürg e poi al campo di Zwickau dove fu liberato nella primavera del 1945. Riuscì a far ritorno a casa solo alla fine di luglio del 1945. Francesca Boldrini Giuseppe Mascherpa è l’autore del libro Sulle tracce di “Pericle”. Il contributo dei pompieri milanesi alla lotta di Liberazione. Nato a Mede (Pavia) il 21 marzo 1949, entrò nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nel 1969. Ha fatto parte dal 2001 dello staff direzione, formazione e coordinamento operativo del nucleo regionale NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico e Radiologico) del Comando Vigili del Fuoco di Milano. Nel settembre-ottobre 2002 ha partecipato alla missione “Bogorodsk 2002” a Noginsk (Mosca) organizzata dal partenariato per la pace in ambito Nato e Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Ha diretto innumerevoli interventi di soccorso in occasione dei terremoti del Friuli, dell’Irpinia, delle Marche e dell’Abruzzo, dell’alluvione in Piemonte, degli incidenti aerei al grattacielo Pirelli e dell’aereo SAS a Linate. Ha partecipato a due missioni umanitarie in Kossovo e una in Bielorussia. Nel 2011 è stato collocato a riposo con la qualifica di Ispettore Antincendi Esperto.